Saturday, November 25, 2006

Il supermercato

E’ buffo come tutto quanto cessi molto presto di essere esotico e quanto ci si abitui in fretta a quello che ci circonda. Sotto un’altro punto di vista è incredibile come la routine, e la necessità che abbiamo alla routine, sia dura a morire.
Così dopo un po’ (e forse per fortuna, che non so se mi piacerebbe davvero svegliarmi tutti i giorni in un posto nuovo e strano e che non capisco..) tutto torna dopotutto “normale” e prevedibile ed abitudinario.

Prendiamo ad esempio il supermercato. Io con i supermercati ho un rapporto sociologico.
Me lo ha insegnato mio padre che quando ci portava in vacanza in luoghi più o meno esotici ci obbligava anche alla visita del supermercato locale, sostenendo che era molto più educativo che visitare la basilica. (non so quanto quest’ultima affermazione fosse dettata dalla scomodità e dalla noia del visitare basiliche, nonchè dalla fame, più che da effettivi intenti educativi).
In ogni caso io ho scoperto con gli anni che mio padre aveva ragione. Nulla è più illuminante del supermercato. Non solo sulle persone che ci circondano, ma soprattutto su noi stessi e sulle nostre abitudini.

Dopo la Standa, l’Oviesse, gli alimentari napoletani, e Tesco, ora il mio supermercato si chiama Nakumatt e vende tutte cose delle quali –la prima volta che ci sono entrata- non riuscivo assolutamente a discernere l’utilizzo...

Prima riflessione: incredibile come al giorno d’oggi la maggior parte delle funzioni d’uso siano legate non più ai nomi, ma alle marche. Ad esempio, non più detersivo, ma Dixan, non più yogurth ma Danone etc etc. Nel momento in cui Danone non è in commercio, diventa difficile riconoscere lo yogurth o il detersivo per i panni.

Seconda riflessione: l’occidentale medio (dunque me) vive in un mondo con determinati valori di riferimento che ha faticosamente costruito nel corso di una vita.
Danone è meglio di Vipiteno che però è meglio di Granarolo. Sainsbury è meglio di Tesco ma nulla è come Waitrose e via dicendo..
In questo la pubblicità a l’adverisement in generale hanno un ruolo cruciale. Ora, veniamo a qui, dove di pubblicità ce n’è pochissima, soprattutto per quando riguarda i prodotti alimentari e casalinghi in genere.

Devo dire di aver passato minuti di imbarazzo di fronte allo scaffale dei detersivi (una varietà sorprendente, tra l’altro) senza sapere quale detersivo fosse “meglio” comprare. Educata da 25 anni di pubblicità comparativa e molto spesso menzognera mi sono ritrovata a chiedermi quale –tra i detersivi- meglio si confaceva al mio stile di vita, al mio ruolo sociale etc etc...

Alla fine ho comprato un detersivo prodotto in Kenya, non di importazione, ed ho deciso che l’autoctonia era un buon criterio..

Terza riflessione: Nella maggior parte dei casi, quando si entra in un supermercato in un nuovo Paese, ma ancor di più in un nuovo continente, la prima impressione è che non ci sia niente di commestibile. Questo accade un po’ perchè –privati delle marche cui siamo abituati- non riusciamo nemmeno più a riconoscere il pane in cassetta, un po’ perchè naturalmente il cibo in vendita è funzionale ad un’altra cucina e ad altre abitudini alimentari. Ci vuole sempre un po’ a capire cosa si possa mangiare e come vada processato il cibo.Con gli anni ho imparato che nessuna delle ricette italiane che conosco è praticabile fuori dall’Europa (esclusa l’Inghilterra, che va considerata anche culinariamente fuori da Shengen), per ovvia mancanza di materie prime e per la povera qualità dei surrogati (nonchè per il fatto che –nel caso si riesca a trovare del prosciutto- esso costa come due stipendi di un maestro di scuola).

Così tutte le volte che cambio paese devo rinventarmi una cucina. In Inghilterra andava bene il genere Turco-Libanese-Siriano, qui in Kenya paradossalmente il Thai viene benissimo.Vattela a pesca come mai, ma si trovano senza problemi tutti gli ingredienti necessari per la cucina thailandese (o almeno il poco che io ne conosco).

Dunque mangio un sacco thailandese. Anzi, ancora più strano, cucino un sacco thailandese.

Se non fosse che tutti si aspettano da me che io faccia le lasagne e non i Pad Thai Noodles. Bah. Le lasagne. Come se io avessi la minima idea di come si fanno le lasagne, a tutte le latitudini.
Una proposta, ve ne prego: dopo il DOC e il DOP facciamo una normativa anche per il PLAP, Il Prodotto dalla Latitudine Protetta. Niente lasagne sotto il tredicesimo parallelo. Niente mozzarella a nord di Greenwich. Please.

Friday, November 24, 2006

reviews

From the bookshop of the Africa Centre (London, UK)

Whish list for the following weeks.
It is a pity that libraries in Nairobi are so abysmal.


Wild, Leni & Mepham, David (Eds.)

THE NEW SINOSPHERE: China in Africa
This Institute for Public Policy Research collection of essays addresses different aspects of Chinas relations with Africa, including the history and politics of the relationship, as well as China's impact on trade and investment, the management of natural resources, human rights and good governance, and peace and security.
Paperback GBP9.95

Wallis, Andrew
SILENT ACCOMPLICE: Untold Story of France's Role in the Rwandan Genocide
The massacre of 1 million Rwandan Tutsis by ethnic Hutus in 1994 has become a symbol of the international community's helplessness in the face of human rights atrocities. It is assumed that the West was well-intentioned, but ultimately ineffectual. But, as Andrew Wallis reveals in this shocking book, one country - France - was secretly providing military, financial and diplomatic support to the genocidaires all along. Based on new interviews with key players and eye-witnesses, and previously unreleased documents, Wallis'book tells a story which many have suspected, but never seen set out before. This riveting expose of the French role in one of the darkest chapters of human history will provoke furious debate, denials, and outrage. 224pp, UK. IB TAURIS.
2006 1845112474 Hardback GBP20.99

Quest’ultimo ve lo segnalo non perchè dica in realtà qualcosa di nuovo, che tutti oramai sanno che i Tutsi Rwandesi sono stati sterminati con i soldi della Francia (benchè i Francesi si ostinino ovviamente a negare.) Ma perchè da quella razza di popolo arrogante e a volte senza vergogna che non sono altro si sono messi in testa di processare Kagame (l’attuale presidente Rwandese, e quello che –di fatto- fermò il genocidio) per l’assassinio di Habiarimana.
(scusate ma non ho tempo di rifare la storia del genocidio, che è invero alquanto complicata). Dirò solo che la mia personale opinione è che la tesi non sta in piedi (leggetevi Pottier) e – se pure fosse- ma cosa diamine vogliono ancora i tribunali francesi dal Rwanda??

Vergogna.

Thursday, November 23, 2006

Out of Italy

TENETEME UNA COPIA.

Del film di Deaglio sui brogli elettorali del 10 aprile. Esce Sabato, si trova in edicola.
che certo sono sempre buoni tutti a dire io lo sapevo io lo sospettavo quella notte terribile che i conti non tornavano e tutti i grafici sembravano impazziti..
però io DAVVERO LO SOSPETTAVO.

Ukraina, Ukraina. Meno male che le cose sono andate diversamente.

Sunday, November 19, 2006

references

Qualora ci fosse qualcuno là fuori interessato un po' di più a quello che andrò a vedere, vi metto alcuni link su quello che succede a Dadaab.

UNHCR- storie di giovani rifugiati


Ninemillion.org

Danish Refugee Council programme in Dadaab

a poi volevo farvi vedere questa foto, che ritrae i designer della Nike che sono andati a Dadaab a disegnare le uniformi della squadra femminile di pallavolo del campo.
(founded by right to play)


sicurezze momentanee

Vi aggiorno su quello che a questo punto, dopo una settimana di delirio organizzativo, sono sicura di fare.

Le mamme prendano appunti, e considerino che sono in missione ufficiale per le Nazioni Unite, e che mi sono registrata sul sito dell’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri, dunque non preoccupatevi, che perdermi non mi perdono e che ci sarà qualcuno più o meno sempre a tenermi d’occhio.. (o qualcuno con cui le mamme possono rifarsi se nessuno mi tiene d’occhio).

Allora, il 27 alle sei del mattino prendo l’aereoplanino dell’ UNHCR e volo fino a questo posto che si chiama Dadaab e che è al confine con la Somalia e che è un campo per rifugiati che ospita circa 160.000 rifugiati somali.

(il mio primo terrore: ma secondo voi quanta paura fa volare su un aereo da 11 posti??)

Lì vado a fare le interviste ai rifugiati ed alle agenzie che lavorano con loro. Sempre che non siano tutti annegati sotto l’inondazione (qui la stagione delle pioggie sta facendo davvero dei danni incredibili).

Alloggio da qualche parte che spero mi fornisca UNHCR.

Torno il 29 pomeriggio.

Il 30 mattina prendo un aereo Kenya Airways (meno paura!) per Entebbe, l’aereoporto di Kampala, in Uganda. Prendo taxi, alloggio a Kampala (dove ancora non so, ma Kampala è città grande e civile e piena di alberghi).

Il primo dicembre altro aereoplanino (e dagli!) fino a Gulu.

Sto a Gulu due giorni, poi con macchina OCHA vado a Pader il 3 dicembre, dormo a Pader nel compound di OCHA, il 4 mattina parto per Kitgum, da lì di nuovo aereoplanino fino a Kampala.

Pfiuuuuuuuuuu

Nota sulla sicurezza. La macchina ha un autista che è in contatto una volta all’ora con l’ufficio della sicurezza di Kampala. (tipo radar per le navi). Quanto al resto, voi incrociate le dita che i peace talks al momento in corso a Juba (Sudan) reggano e che si mettano d’accordo, che finchè stanno lì che chiaccherano, non mi succede nulla.

Thursday, November 16, 2006

L'undicesimo trasloco

Quello di ieri è stato l’undicesimo trasloco in otto anni. Per virtù della specializzazione ed ottimizzazione connaturata all’evoluzione della specie umana e delle sue attività, io oramai trasloco portando tre valigie.

Il che è essere diventati incredibilmente efficienti.

Solo che devo ammettere di essere un po’ stufa di essere così efficiente e mobile. Che nemmeno Mary Poppins andava in giro così tanto e con così poche valigie..

Nel frattempo tutte le cose che possiedo sono sparse in due differenti paesi europei in due differenti depositi in due differenti posti in venti diverse scatole.

Io mi sa che sarei un po’ stufa di questa ascetica rinuncia al superfluo, e sogno soffitte ingombre di cianfrusaglie intrasportabili, ed un armadio di quelli a 12 ante dove finalmente poter fare “il-cambio-di-stagione”, ricordo d’infanzia di quando non si cambiava casa ogni stagione, ma solo scomparto dell’armadio...

Friday, November 10, 2006

terroreeccitazione

Scritto così. Tutto in una parola perchè le due cose sono assolutamente mischiate insieme..

Allora, ho scoperto stamattina che tra due settimane mi mandano nei campi dei rifugiati somali nel Nord del Kenya e poi, senza passare dal via, direttamente nel Nord dell’ Uganda a fare le interviste agli sfollati che tornano a casa..

[parentesi per le mamme apprensive (e zie) and they like, in nessuno di questi posti c’è attualmente la guerra. Ci sono anche ottime probabilità che non ci sia una guerra nelle prossime tre settimane, quindi non c’è di che preoccuparsi.]

Io sono felicissima, anche perchè per fare queste due cose vinco il contratto di consulenza con le Nazioni Unite più corto che esista (10 giorni, appunto) ma sempre contratto è. Sono anche molto felice perchè è l’opportunità migliore che abbia avuto negli ultimi anni, e la possibilità di fare un sacco di esperienza..

Sono terrorizzata perchè non ho mai davvero fatto un reportage in vita mia e perchè ho guardato le foto dei campi ugandesi e mi si è ghiacciato il sangue e non so se sono capace a reggerlo.. e giuro che se vedo davvero i bambini scheletrici senza le gambe mi metto a piangere on spot (che non è per niente professional).

Sono terrorizzata perchè devo organizzare tutto in due (dico DUE) settimane, che UN paga gli aerei, ma sono io che devo decidere dove voglio atterrare. E sono così nella frenesia che invece di essere al telefono con l’UNHCR scrivo il blog..

Vabbè.

Torno al telefono.

Buon compleanno a me.

little help

Allora, questo piccolo post è per tutte le persone che mi vogliono bene ma che sono un po' distratte ( e la loro distrazione è aiutata dal fatto che io vivo in Kenya, dopotutto) per ricordargli che il mio compleanno è indeed oggi :)

Wednesday, November 08, 2006

Le cose che vorrei vedere


Le cose che vorrei vedere sono tipo questa qui.

L'ho trovata nella galleria fotografica dell'IRIN in mezzo a mille altre di bambini malnutriti scheletrici e con le mosche.. è stata scattata in un campo per sfollati nel nord dell'Uganda.

A causa del conflitto tra le forze governative e LRA (Lord's Resistance Army) il 90% della popolazione (circa due milioni di persone), in prevalenza di etnia Acholi, ha dovuto abbandonare la propria casa e rifugiarsi nei campi aperti dalle organizzazioni internazionali.

Vi lascio immaginare che la vita in un campo profughi non è il massimo dell'allegria...
Tanto tempo fa lessi un libro bellissimo di Elsa Morante che parlava appunto di questo, negli anni quaranta, in italia. (si intitola la Storia, è un masterpiece della letteratura italiana contemporanea, quindi chi non l'ha letto si senta in colpa e lo vada a comprare)
Per chi ha letto il libro invece, questa è la foto del mio Useppe ugandese.
Se ne sentiva la mancanza, credetemi, da queste parti dove non raccontiamo mai storie a lieto fine.

Tuesday, November 07, 2006

Climate Change

Tempo di frenesia ed agitazione quassù sulla collina delle Nazioni Unite, altrimenti sempre silente e pacifica e perfettina.

C’è persino traffico. Anzi, altro che traffico, c’è proprio l’ingorgo costante ostinato tipo il lungotevere il sabato sera...

Fatto è che ci sono improvvisamente sbarcati i 6000 (sì, seimila) delegati della conferenza internazionale sul Climate Change. Quella che in teoria dovrebbe cercare di aggiustare gli sfacelli del Protocollo di Kyoto, e vedere di trovare un modo in cui i paesi più poveri (che già c’hanno i loro problemi) non abbiano anche le alluvioni, i tornadi, la siccità, la desertificazione da affrontare.

Ok, questo ce l’hanno già, perchè come al solito sono tutti arrivati un po’ tardi, e ci sono volute almeno tre quattro estati infernali ed autunni tiepidini seguiti da inverni gelidi ed inondazioni primaverili su scala planetaria per convincere la comunità internazionale che OK, climate change is happening, after all.

E ci sono davvero buone possibilità che stavolta siamo stati noi a causarlo.

Anyway, la Conferenza dura 10 giorni, vengono Kofi Annan ed Al Gore (prometto che mi apposto tipo fan-di-madonna e mi faccio fare la foto con Kofi Annan ;) ) e sembrerebbe anche –da voci di corridoio- che perfino gli americani collaboreranno (sono in 60, for god’s sake!)

Tra le cose davvero degne di nota, il ricevimento di apertura ieri sera, in pura grandeur UN, con un numero impossibile di invitati ed altrettanta quantità di cibo ed alcohol.

In realtà la cosa davvero divertente di questo genere di cene è vedere il fantastico mix delle donne Masai (in rappresentanza dei popoli indigeni) ballare con la delegazione diplomatica giapponese in distintissimo tailleur e completo blu.

Prometto però che da domani faccio la seria e provo ad andarmi a sentire un paio di interventi.

Ah, le foto di ieri sera sono sul blog Foto-DI-Me (link qui o sulla colonna a destra)

Friday, November 03, 2006

annunci

Due brevi righe per comunicarvi che –finalmente- il collettivo di Autistici ha dato alla luce il nuovo atteso (rullo di tamburi) NOBLOG Project.

In pratica l’ennesimo portale per aprirvi un blog, (eh, evviva l’originalità) però con tutta un’altra etica (che si desume, suppongo, dalla grafica accattivante e alternativa). A parte gli scherzi, in realtà è una cosa seria e meritevole, se non altro perchè vi permette di pubblicare tutto quello che vi pare senza temere censura o chiusura improvvisa e ingiustificata del vostro blog..

Dalle stesse parole degli autori, che sono fantastici con i computer, un po’ meno con l’italiano, apprendiamo infatti che il tutto nasce dal “desiderio di offrire un'ulteriore possibilità di costruire trame di energie spontanee e autorganizzate.”

Il che è tanto un bene. Però mi viene da aggiungere che sarebbe stato davvero bello riuscire a farlo anche in Cinese, Farsi e perchè no Tigrino...

In Iran aprire un blog pare sia diventato il nuovo sport nazionale: l’entrata nella blogosfera dell’attuale presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad con il blog http://www.ahmadinejad.ir/ è una specie di atto dovuto se si considera che ci sono circa 700.000 blog aperti da Iraniani in rete.. Moltissimi sono scritti in Farsi, e la maggior parte sono stati aperti da giovani iraniani che non hanno altro mezzo di far circolare le proprie idee, dato che , per usare l’eufemismo usato da quelli di wikipidia, il governo iraniano “tende a scoraggiare la libertà di espressione”...

Ugualmente “scoraggiata” è la stessa libertà in Cina e ahimè, in Eritrea (patria di quelli che parlano il tigrino) che è di nuovo arrivata praticamente ultima nel Press Freedom Index pubblicato da Reporters Without Borders.

Insomma, noi abitanti del mondo della “tollerata” libertà di espressione, siamo felici di avere un nuovo blog “resistente”.

Speriamo, in futuro, di poter offrire la stessa opportunità alle energie molto più spontanee (nonchè a volte disperate) e un po’ disorganizzate di altri paesi del mondo.

Thursday, November 02, 2006

le buone maniere

E’ arrivato il momento di ringraziare i miei (e mia madre in particolare) per avermi insegnato le buone maniere, che finalmente ho scoperto ieri a cosa servono (beh, su, meglio tardi che mai..)

Ieri sono stata invitata a tradimento a questa cena super formale a casa di uno dei diplomatici dell’ambasciata, con tavola imbandita da una selva di bicchieri e almeno sette posate da ogni lato del piatto, che i miei poveretti commensali anche loro sono un po’ sbiancati quando ci siamo seduti a tavola e tutti guardavano il padrone di casa perchè cominciasse a mangiare di modo da sapere qual’era la forchetta giusta...

Insomma, chi mi conosce sa che io sono capace di rovesciare bicchieri e tazzine da caffè anche se sono praticamente incollati al tavolo, e dunque apprezzerà il fatto che sono riuscita a condurre impeccabilmente tutta la cena di sette portate senza morti e feriti e senza versare nemmeno una gocciolina d’acqua.. ne vado molto fiera.

La mondanità cittadina è comunque, lo ripeto, quanto di più bizzarro si possa riuscire a trovare. Non spiacevole però, solo un po’ lontano da tutto quello a cui si è abituati e a cui si è esposti se si vive in un posto come roma...

Wednesday, November 01, 2006

Books of the month

Suggestions, inspirations, advices...

(from the African Book Centre)

Asher, Michael
KHARTOUM: The Ultimate Imperial Adventure
Now in paperback. The British campaigns in the Sudan
in the closing years of Queen Victoria's reign are
an epic tale of adventure more thrilling than any fiction.
Evoking images of broken squares, jammed Gatling guns,
ferocious'Fuzzy Wuzzies', British gunboats on the Nile,
the Camel Corps, and the charge of the 21st Lancers at
Omdurman, the story also brings together a cast of
larger-than-life characters - Gordon, Wolseley, Kitchener,
Gladstone, Churchill, the Mahdi, the Khalifa 'Abdallahi,
and many others. 480pp, UK.
PENGUIN BOOKS.
 
Mafundikwa, Saki
AFRIKAN ALPHABETS: The Story of Writing in Afrika
New in paperback. A well-illustrated visual
journey through the various African alphabets,
describing their place in art and culture.
The author, a Zimbabwean graphic designer, describe
his twenty year journey to collect information on
the highly graphical and inspiring symbols that make up
the alphabets collected.Among those featured are
Adinkra symbols, the Tifinagh alphabet of the Tuareg,
Somali and Ethiopic scripts, Mnemonic devices,
Bussa Vah scrpit and Nsibidi.
Illustrated with colour photographs and images.
Index, gloss, bib, map,
xix, 169pp, USA. MARK BATTY PUBLISHERS.