Allora, ecco che –persino qui nell’enclave per expats in cui vivo e in cui sono rinchiusa da giorni perchè non riesco ad abbandonare l’ufficio- ci si accorge che questo, dopotutto, è proprio il “terzo mondo”..
E questo non vuol dire mica solo i bambini malnutriti con le mosche, ma tutta una serie di fenomeni assurdi che hanno una spiegazione solo in un’economia che purtroppo non si regge in piedi se non puntellata, ed a volte i picchetti cedono...lasciate che vi illustri:
Caso primo: è finito lo zucchero. Sì, capito bene. Non c’è più lo zucchero in tutto il Kenya. Noi abbiamo chiuso a chiave nel cassettino il mezzo barattolo che ci è rimasto, e guardiamo speranzose a tempi migliori.
La cosa va avanti circa da Natale. Nel nostro supermercato strafico, dove vendono il gorgonzola, il prosciutto e il pesto, gli scaffali dello zucchero sono rimasti preoccupantemente vuoti. Iniziale sconcerto.
Caso secondo: sono finiti i soldi. Non c’è più un solo ATM (Bankomat) funzionante in tutta Nairobi. I negozi non hanno più soldi per il resto, i genitori non sanno come pagare la retta della scuola dei figli, io ho 50 euro in casa (sempre nel cassettino dello zucchero) e quando finiscono chissà. Anche perchè quella kenyana è una economia sostanzialmente “cash”, in cui tutto si compra e si scambia alla vecchia maniera, e cioè con le banconote.
Ora, non è che le banconote siano finite. E’ che sono rimaste imprigionate.
Sono tre giorni che la polizia si rifiuta di fare le scorte portavalori alle banche ed ai negozianti. Il motivo è che le rapine sono tante e che gli standard si sicurezza sono bassi, e insomma, di poliziotti ne muoiono un sacco. Così sono scesi in sciopero. Che però non è che abbia molte speranze, visto il fatto che il vero problema è la sicurezza di questa città (che loro dovrebbero garantire, n.b) e che una pistola costa 10 euro a tre incroci da casa mia.
Insomma, tempi magri.
Povero Kenya.
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