Thursday, October 19, 2006

kui

Ora vi racconto la storia di Kui, la mia amica kenyana che mi ha adottata benchè io sia bianca pallidissima ed è un sacco gentile con me.

Questa storia è anche per provare un po’ a spiegare come ci si sente alle volte ad essere europei in Africa, e quanto pesa –non tanto il colore della pelle, anche se alle volte vorrei avere della vernice nera a portata di mano- quanto quello che noi europei facciamo e decidiamo nel comodo delle nostre case e dei nostri parlamenti senza più di tanto pensare a quello che poi succede fuori, delle nostre decisioni.

Kui ha la mia età, è nata in Kenya, ha vissuto in Senegal e in Costa d’Avorio, parla tre lingue, ha studiato legge in Inghilterra.

Poi è tornata in Kenya, ed ha trovato un lavoro alle Nazioni Unite.

Fico, si dirà.

Beh sì, solo che a Kui il Kenya non piace per niente. O, meglio, magari le piace pure, ma certo le piacerebbe anche andare da qualche altra parte.

Ieri sera eravamo a casa sua a bere una birra, e a parlare del fatto che alle volte sembra che la vita non va da nessuna parte e nulla succede e bisognerebbe proprio cambiare aria...

E allora io mi sono resa conto che a lei, che è in tutto e per tutto come me, anche meglio di me, se non per il suo passaporto, io non potevo dire: “beh dai, puoi sempre andare via e vedere se da qualche altra parte succedono cose migliori” che è quello che faccio io di solito quando mi accorgo che ho proprio bisogno di aria e rinnovamento...

Eh no, invece, niente aria e rinnovamento per Kui.

Che con un passaporto kenyano non c’è davvero verso di andare da nessuna parte, nemmeno a fare del turismo, nemmeno per andare a rimorchiare i brasiliani in spiaggia a Rio (fantasie da femminucce). Semplicemente l’europa e gli stati uniti sono off-limits, punto. E se proprio volete vedere com’è fatta l’america, potete sempre guardare Friends in televisione.

Ed il problema non sono nemmeno tanto i soldi che Kui dovrebbe dimostrare di avere in banca per avere un visto (una cifra spropositata, tra parentesi), quanto l’umiliazione di vedersi trattare come una sorta di mendicante fuori dalla porta. A qualcuno giustamente educato con l’orgoglio della sua classe sociale, semplicemente non va giù l’idea di fare la fila fuori da un’ambasciata, sotto il sole, dalle sei del mattino, con le guardie di sicurezza che pascolano la folla come se fosse pecore, e dover sostenere un’intervista (un’intervista??) per venire a roma a comprare la riproduzione di gesso del colosseo, e lanciare la monetina nella fontana di Trevi.

Non mi volete? Beh allora ciao grazie tante. Questo pensa Kui ed un sacco di persone come lei, che perfettamente si rendono conto dell’assoluta ingiustizia, dell’orribile razzismo delle leggi europee sull’immigrazione (ma poi, perchè immigrazione? Mica ci vogliono restare, credetemi... ) ma anche si rendono conto di non poter far niente per cambiarle.

Così, mentre ero lì che mi mordevo le labbra per non dire “beh coraggio puoi sempre andare da qualche altra parte”... (che sarebbe davvero stato di cattivo gusto ed ahimè, è quasi sempre di cattivo gusto quando ci si rivolge a qualcuno con un passaporto africano) mi sono immaginata alla rabbia assoluta che avrei provato io se sottoposta simile trattamento, alla frustrazione ed anche al risentimento...

Ed è così che –quando spiego a Kui che voglio provare a fermarmi qui un po’ di più e a trovare un lavoro qui- le vedo ogni tanto un sorrisetto tirato sulla faccia, da colei che pensa (giustamente) che io posso andare e venire e stabilirmi a mio piacimento, posso anche impunemente “rubare” il lavoro a centinaia di Kenyani educati e bravi quanto me, mentre lei, che è brava brillante e capace, non può nemmeno immaginare di andare a cercare un lavoro a Londra.

Poi, siccome credo di starle simpatica, sorride e mi dice “Yes, don’t worry, you’ll find it, and it will be good...”

Insomma, alle volte vorrei sotterrarmi per la vergogna. Per non aver pensato abbastanza, per non aver protestato abbastanza, perchè posso andare e venire sempre a mio piacimento, ma che gusto c’è se –facendolo- poi devo lasciare le persone migliori che trovo?

1 comment:

adelina said...

....sono senza parole.
il mondo non funziona più in niente, quello che vedi vedi è tutto marcio...
non si salva niente.