Saturday, November 25, 2006

Il supermercato

E’ buffo come tutto quanto cessi molto presto di essere esotico e quanto ci si abitui in fretta a quello che ci circonda. Sotto un’altro punto di vista è incredibile come la routine, e la necessità che abbiamo alla routine, sia dura a morire.
Così dopo un po’ (e forse per fortuna, che non so se mi piacerebbe davvero svegliarmi tutti i giorni in un posto nuovo e strano e che non capisco..) tutto torna dopotutto “normale” e prevedibile ed abitudinario.

Prendiamo ad esempio il supermercato. Io con i supermercati ho un rapporto sociologico.
Me lo ha insegnato mio padre che quando ci portava in vacanza in luoghi più o meno esotici ci obbligava anche alla visita del supermercato locale, sostenendo che era molto più educativo che visitare la basilica. (non so quanto quest’ultima affermazione fosse dettata dalla scomodità e dalla noia del visitare basiliche, nonchè dalla fame, più che da effettivi intenti educativi).
In ogni caso io ho scoperto con gli anni che mio padre aveva ragione. Nulla è più illuminante del supermercato. Non solo sulle persone che ci circondano, ma soprattutto su noi stessi e sulle nostre abitudini.

Dopo la Standa, l’Oviesse, gli alimentari napoletani, e Tesco, ora il mio supermercato si chiama Nakumatt e vende tutte cose delle quali –la prima volta che ci sono entrata- non riuscivo assolutamente a discernere l’utilizzo...

Prima riflessione: incredibile come al giorno d’oggi la maggior parte delle funzioni d’uso siano legate non più ai nomi, ma alle marche. Ad esempio, non più detersivo, ma Dixan, non più yogurth ma Danone etc etc. Nel momento in cui Danone non è in commercio, diventa difficile riconoscere lo yogurth o il detersivo per i panni.

Seconda riflessione: l’occidentale medio (dunque me) vive in un mondo con determinati valori di riferimento che ha faticosamente costruito nel corso di una vita.
Danone è meglio di Vipiteno che però è meglio di Granarolo. Sainsbury è meglio di Tesco ma nulla è come Waitrose e via dicendo..
In questo la pubblicità a l’adverisement in generale hanno un ruolo cruciale. Ora, veniamo a qui, dove di pubblicità ce n’è pochissima, soprattutto per quando riguarda i prodotti alimentari e casalinghi in genere.

Devo dire di aver passato minuti di imbarazzo di fronte allo scaffale dei detersivi (una varietà sorprendente, tra l’altro) senza sapere quale detersivo fosse “meglio” comprare. Educata da 25 anni di pubblicità comparativa e molto spesso menzognera mi sono ritrovata a chiedermi quale –tra i detersivi- meglio si confaceva al mio stile di vita, al mio ruolo sociale etc etc...

Alla fine ho comprato un detersivo prodotto in Kenya, non di importazione, ed ho deciso che l’autoctonia era un buon criterio..

Terza riflessione: Nella maggior parte dei casi, quando si entra in un supermercato in un nuovo Paese, ma ancor di più in un nuovo continente, la prima impressione è che non ci sia niente di commestibile. Questo accade un po’ perchè –privati delle marche cui siamo abituati- non riusciamo nemmeno più a riconoscere il pane in cassetta, un po’ perchè naturalmente il cibo in vendita è funzionale ad un’altra cucina e ad altre abitudini alimentari. Ci vuole sempre un po’ a capire cosa si possa mangiare e come vada processato il cibo.Con gli anni ho imparato che nessuna delle ricette italiane che conosco è praticabile fuori dall’Europa (esclusa l’Inghilterra, che va considerata anche culinariamente fuori da Shengen), per ovvia mancanza di materie prime e per la povera qualità dei surrogati (nonchè per il fatto che –nel caso si riesca a trovare del prosciutto- esso costa come due stipendi di un maestro di scuola).

Così tutte le volte che cambio paese devo rinventarmi una cucina. In Inghilterra andava bene il genere Turco-Libanese-Siriano, qui in Kenya paradossalmente il Thai viene benissimo.Vattela a pesca come mai, ma si trovano senza problemi tutti gli ingredienti necessari per la cucina thailandese (o almeno il poco che io ne conosco).

Dunque mangio un sacco thailandese. Anzi, ancora più strano, cucino un sacco thailandese.

Se non fosse che tutti si aspettano da me che io faccia le lasagne e non i Pad Thai Noodles. Bah. Le lasagne. Come se io avessi la minima idea di come si fanno le lasagne, a tutte le latitudini.
Una proposta, ve ne prego: dopo il DOC e il DOP facciamo una normativa anche per il PLAP, Il Prodotto dalla Latitudine Protetta. Niente lasagne sotto il tredicesimo parallelo. Niente mozzarella a nord di Greenwich. Please.

Friday, November 24, 2006

reviews

From the bookshop of the Africa Centre (London, UK)

Whish list for the following weeks.
It is a pity that libraries in Nairobi are so abysmal.


Wild, Leni & Mepham, David (Eds.)

THE NEW SINOSPHERE: China in Africa
This Institute for Public Policy Research collection of essays addresses different aspects of Chinas relations with Africa, including the history and politics of the relationship, as well as China's impact on trade and investment, the management of natural resources, human rights and good governance, and peace and security.
Paperback GBP9.95

Wallis, Andrew
SILENT ACCOMPLICE: Untold Story of France's Role in the Rwandan Genocide
The massacre of 1 million Rwandan Tutsis by ethnic Hutus in 1994 has become a symbol of the international community's helplessness in the face of human rights atrocities. It is assumed that the West was well-intentioned, but ultimately ineffectual. But, as Andrew Wallis reveals in this shocking book, one country - France - was secretly providing military, financial and diplomatic support to the genocidaires all along. Based on new interviews with key players and eye-witnesses, and previously unreleased documents, Wallis'book tells a story which many have suspected, but never seen set out before. This riveting expose of the French role in one of the darkest chapters of human history will provoke furious debate, denials, and outrage. 224pp, UK. IB TAURIS.
2006 1845112474 Hardback GBP20.99

Quest’ultimo ve lo segnalo non perchè dica in realtà qualcosa di nuovo, che tutti oramai sanno che i Tutsi Rwandesi sono stati sterminati con i soldi della Francia (benchè i Francesi si ostinino ovviamente a negare.) Ma perchè da quella razza di popolo arrogante e a volte senza vergogna che non sono altro si sono messi in testa di processare Kagame (l’attuale presidente Rwandese, e quello che –di fatto- fermò il genocidio) per l’assassinio di Habiarimana.
(scusate ma non ho tempo di rifare la storia del genocidio, che è invero alquanto complicata). Dirò solo che la mia personale opinione è che la tesi non sta in piedi (leggetevi Pottier) e – se pure fosse- ma cosa diamine vogliono ancora i tribunali francesi dal Rwanda??

Vergogna.

Thursday, November 23, 2006

Out of Italy

TENETEME UNA COPIA.

Del film di Deaglio sui brogli elettorali del 10 aprile. Esce Sabato, si trova in edicola.
che certo sono sempre buoni tutti a dire io lo sapevo io lo sospettavo quella notte terribile che i conti non tornavano e tutti i grafici sembravano impazziti..
però io DAVVERO LO SOSPETTAVO.

Ukraina, Ukraina. Meno male che le cose sono andate diversamente.

Sunday, November 19, 2006

references

Qualora ci fosse qualcuno là fuori interessato un po' di più a quello che andrò a vedere, vi metto alcuni link su quello che succede a Dadaab.

UNHCR- storie di giovani rifugiati


Ninemillion.org

Danish Refugee Council programme in Dadaab

a poi volevo farvi vedere questa foto, che ritrae i designer della Nike che sono andati a Dadaab a disegnare le uniformi della squadra femminile di pallavolo del campo.
(founded by right to play)


sicurezze momentanee

Vi aggiorno su quello che a questo punto, dopo una settimana di delirio organizzativo, sono sicura di fare.

Le mamme prendano appunti, e considerino che sono in missione ufficiale per le Nazioni Unite, e che mi sono registrata sul sito dell’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri, dunque non preoccupatevi, che perdermi non mi perdono e che ci sarà qualcuno più o meno sempre a tenermi d’occhio.. (o qualcuno con cui le mamme possono rifarsi se nessuno mi tiene d’occhio).

Allora, il 27 alle sei del mattino prendo l’aereoplanino dell’ UNHCR e volo fino a questo posto che si chiama Dadaab e che è al confine con la Somalia e che è un campo per rifugiati che ospita circa 160.000 rifugiati somali.

(il mio primo terrore: ma secondo voi quanta paura fa volare su un aereo da 11 posti??)

Lì vado a fare le interviste ai rifugiati ed alle agenzie che lavorano con loro. Sempre che non siano tutti annegati sotto l’inondazione (qui la stagione delle pioggie sta facendo davvero dei danni incredibili).

Alloggio da qualche parte che spero mi fornisca UNHCR.

Torno il 29 pomeriggio.

Il 30 mattina prendo un aereo Kenya Airways (meno paura!) per Entebbe, l’aereoporto di Kampala, in Uganda. Prendo taxi, alloggio a Kampala (dove ancora non so, ma Kampala è città grande e civile e piena di alberghi).

Il primo dicembre altro aereoplanino (e dagli!) fino a Gulu.

Sto a Gulu due giorni, poi con macchina OCHA vado a Pader il 3 dicembre, dormo a Pader nel compound di OCHA, il 4 mattina parto per Kitgum, da lì di nuovo aereoplanino fino a Kampala.

Pfiuuuuuuuuuu

Nota sulla sicurezza. La macchina ha un autista che è in contatto una volta all’ora con l’ufficio della sicurezza di Kampala. (tipo radar per le navi). Quanto al resto, voi incrociate le dita che i peace talks al momento in corso a Juba (Sudan) reggano e che si mettano d’accordo, che finchè stanno lì che chiaccherano, non mi succede nulla.

Thursday, November 16, 2006

L'undicesimo trasloco

Quello di ieri è stato l’undicesimo trasloco in otto anni. Per virtù della specializzazione ed ottimizzazione connaturata all’evoluzione della specie umana e delle sue attività, io oramai trasloco portando tre valigie.

Il che è essere diventati incredibilmente efficienti.

Solo che devo ammettere di essere un po’ stufa di essere così efficiente e mobile. Che nemmeno Mary Poppins andava in giro così tanto e con così poche valigie..

Nel frattempo tutte le cose che possiedo sono sparse in due differenti paesi europei in due differenti depositi in due differenti posti in venti diverse scatole.

Io mi sa che sarei un po’ stufa di questa ascetica rinuncia al superfluo, e sogno soffitte ingombre di cianfrusaglie intrasportabili, ed un armadio di quelli a 12 ante dove finalmente poter fare “il-cambio-di-stagione”, ricordo d’infanzia di quando non si cambiava casa ogni stagione, ma solo scomparto dell’armadio...

Friday, November 10, 2006

terroreeccitazione

Scritto così. Tutto in una parola perchè le due cose sono assolutamente mischiate insieme..

Allora, ho scoperto stamattina che tra due settimane mi mandano nei campi dei rifugiati somali nel Nord del Kenya e poi, senza passare dal via, direttamente nel Nord dell’ Uganda a fare le interviste agli sfollati che tornano a casa..

[parentesi per le mamme apprensive (e zie) and they like, in nessuno di questi posti c’è attualmente la guerra. Ci sono anche ottime probabilità che non ci sia una guerra nelle prossime tre settimane, quindi non c’è di che preoccuparsi.]

Io sono felicissima, anche perchè per fare queste due cose vinco il contratto di consulenza con le Nazioni Unite più corto che esista (10 giorni, appunto) ma sempre contratto è. Sono anche molto felice perchè è l’opportunità migliore che abbia avuto negli ultimi anni, e la possibilità di fare un sacco di esperienza..

Sono terrorizzata perchè non ho mai davvero fatto un reportage in vita mia e perchè ho guardato le foto dei campi ugandesi e mi si è ghiacciato il sangue e non so se sono capace a reggerlo.. e giuro che se vedo davvero i bambini scheletrici senza le gambe mi metto a piangere on spot (che non è per niente professional).

Sono terrorizzata perchè devo organizzare tutto in due (dico DUE) settimane, che UN paga gli aerei, ma sono io che devo decidere dove voglio atterrare. E sono così nella frenesia che invece di essere al telefono con l’UNHCR scrivo il blog..

Vabbè.

Torno al telefono.

Buon compleanno a me.

little help

Allora, questo piccolo post è per tutte le persone che mi vogliono bene ma che sono un po' distratte ( e la loro distrazione è aiutata dal fatto che io vivo in Kenya, dopotutto) per ricordargli che il mio compleanno è indeed oggi :)

Wednesday, November 08, 2006

Le cose che vorrei vedere


Le cose che vorrei vedere sono tipo questa qui.

L'ho trovata nella galleria fotografica dell'IRIN in mezzo a mille altre di bambini malnutriti scheletrici e con le mosche.. è stata scattata in un campo per sfollati nel nord dell'Uganda.

A causa del conflitto tra le forze governative e LRA (Lord's Resistance Army) il 90% della popolazione (circa due milioni di persone), in prevalenza di etnia Acholi, ha dovuto abbandonare la propria casa e rifugiarsi nei campi aperti dalle organizzazioni internazionali.

Vi lascio immaginare che la vita in un campo profughi non è il massimo dell'allegria...
Tanto tempo fa lessi un libro bellissimo di Elsa Morante che parlava appunto di questo, negli anni quaranta, in italia. (si intitola la Storia, è un masterpiece della letteratura italiana contemporanea, quindi chi non l'ha letto si senta in colpa e lo vada a comprare)
Per chi ha letto il libro invece, questa è la foto del mio Useppe ugandese.
Se ne sentiva la mancanza, credetemi, da queste parti dove non raccontiamo mai storie a lieto fine.

Tuesday, November 07, 2006

Climate Change

Tempo di frenesia ed agitazione quassù sulla collina delle Nazioni Unite, altrimenti sempre silente e pacifica e perfettina.

C’è persino traffico. Anzi, altro che traffico, c’è proprio l’ingorgo costante ostinato tipo il lungotevere il sabato sera...

Fatto è che ci sono improvvisamente sbarcati i 6000 (sì, seimila) delegati della conferenza internazionale sul Climate Change. Quella che in teoria dovrebbe cercare di aggiustare gli sfacelli del Protocollo di Kyoto, e vedere di trovare un modo in cui i paesi più poveri (che già c’hanno i loro problemi) non abbiano anche le alluvioni, i tornadi, la siccità, la desertificazione da affrontare.

Ok, questo ce l’hanno già, perchè come al solito sono tutti arrivati un po’ tardi, e ci sono volute almeno tre quattro estati infernali ed autunni tiepidini seguiti da inverni gelidi ed inondazioni primaverili su scala planetaria per convincere la comunità internazionale che OK, climate change is happening, after all.

E ci sono davvero buone possibilità che stavolta siamo stati noi a causarlo.

Anyway, la Conferenza dura 10 giorni, vengono Kofi Annan ed Al Gore (prometto che mi apposto tipo fan-di-madonna e mi faccio fare la foto con Kofi Annan ;) ) e sembrerebbe anche –da voci di corridoio- che perfino gli americani collaboreranno (sono in 60, for god’s sake!)

Tra le cose davvero degne di nota, il ricevimento di apertura ieri sera, in pura grandeur UN, con un numero impossibile di invitati ed altrettanta quantità di cibo ed alcohol.

In realtà la cosa davvero divertente di questo genere di cene è vedere il fantastico mix delle donne Masai (in rappresentanza dei popoli indigeni) ballare con la delegazione diplomatica giapponese in distintissimo tailleur e completo blu.

Prometto però che da domani faccio la seria e provo ad andarmi a sentire un paio di interventi.

Ah, le foto di ieri sera sono sul blog Foto-DI-Me (link qui o sulla colonna a destra)

Friday, November 03, 2006

annunci

Due brevi righe per comunicarvi che –finalmente- il collettivo di Autistici ha dato alla luce il nuovo atteso (rullo di tamburi) NOBLOG Project.

In pratica l’ennesimo portale per aprirvi un blog, (eh, evviva l’originalità) però con tutta un’altra etica (che si desume, suppongo, dalla grafica accattivante e alternativa). A parte gli scherzi, in realtà è una cosa seria e meritevole, se non altro perchè vi permette di pubblicare tutto quello che vi pare senza temere censura o chiusura improvvisa e ingiustificata del vostro blog..

Dalle stesse parole degli autori, che sono fantastici con i computer, un po’ meno con l’italiano, apprendiamo infatti che il tutto nasce dal “desiderio di offrire un'ulteriore possibilità di costruire trame di energie spontanee e autorganizzate.”

Il che è tanto un bene. Però mi viene da aggiungere che sarebbe stato davvero bello riuscire a farlo anche in Cinese, Farsi e perchè no Tigrino...

In Iran aprire un blog pare sia diventato il nuovo sport nazionale: l’entrata nella blogosfera dell’attuale presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad con il blog http://www.ahmadinejad.ir/ è una specie di atto dovuto se si considera che ci sono circa 700.000 blog aperti da Iraniani in rete.. Moltissimi sono scritti in Farsi, e la maggior parte sono stati aperti da giovani iraniani che non hanno altro mezzo di far circolare le proprie idee, dato che , per usare l’eufemismo usato da quelli di wikipidia, il governo iraniano “tende a scoraggiare la libertà di espressione”...

Ugualmente “scoraggiata” è la stessa libertà in Cina e ahimè, in Eritrea (patria di quelli che parlano il tigrino) che è di nuovo arrivata praticamente ultima nel Press Freedom Index pubblicato da Reporters Without Borders.

Insomma, noi abitanti del mondo della “tollerata” libertà di espressione, siamo felici di avere un nuovo blog “resistente”.

Speriamo, in futuro, di poter offrire la stessa opportunità alle energie molto più spontanee (nonchè a volte disperate) e un po’ disorganizzate di altri paesi del mondo.

Thursday, November 02, 2006

le buone maniere

E’ arrivato il momento di ringraziare i miei (e mia madre in particolare) per avermi insegnato le buone maniere, che finalmente ho scoperto ieri a cosa servono (beh, su, meglio tardi che mai..)

Ieri sono stata invitata a tradimento a questa cena super formale a casa di uno dei diplomatici dell’ambasciata, con tavola imbandita da una selva di bicchieri e almeno sette posate da ogni lato del piatto, che i miei poveretti commensali anche loro sono un po’ sbiancati quando ci siamo seduti a tavola e tutti guardavano il padrone di casa perchè cominciasse a mangiare di modo da sapere qual’era la forchetta giusta...

Insomma, chi mi conosce sa che io sono capace di rovesciare bicchieri e tazzine da caffè anche se sono praticamente incollati al tavolo, e dunque apprezzerà il fatto che sono riuscita a condurre impeccabilmente tutta la cena di sette portate senza morti e feriti e senza versare nemmeno una gocciolina d’acqua.. ne vado molto fiera.

La mondanità cittadina è comunque, lo ripeto, quanto di più bizzarro si possa riuscire a trovare. Non spiacevole però, solo un po’ lontano da tutto quello a cui si è abituati e a cui si è esposti se si vive in un posto come roma...

Wednesday, November 01, 2006

Books of the month

Suggestions, inspirations, advices...

(from the African Book Centre)

Asher, Michael
KHARTOUM: The Ultimate Imperial Adventure
Now in paperback. The British campaigns in the Sudan
in the closing years of Queen Victoria's reign are
an epic tale of adventure more thrilling than any fiction.
Evoking images of broken squares, jammed Gatling guns,
ferocious'Fuzzy Wuzzies', British gunboats on the Nile,
the Camel Corps, and the charge of the 21st Lancers at
Omdurman, the story also brings together a cast of
larger-than-life characters - Gordon, Wolseley, Kitchener,
Gladstone, Churchill, the Mahdi, the Khalifa 'Abdallahi,
and many others. 480pp, UK.
PENGUIN BOOKS.
 
Mafundikwa, Saki
AFRIKAN ALPHABETS: The Story of Writing in Afrika
New in paperback. A well-illustrated visual
journey through the various African alphabets,
describing their place in art and culture.
The author, a Zimbabwean graphic designer, describe
his twenty year journey to collect information on
the highly graphical and inspiring symbols that make up
the alphabets collected.Among those featured are
Adinkra symbols, the Tifinagh alphabet of the Tuareg,
Somali and Ethiopic scripts, Mnemonic devices,
Bussa Vah scrpit and Nsibidi.
Illustrated with colour photographs and images.
Index, gloss, bib, map,
xix, 169pp, USA. MARK BATTY PUBLISHERS.

Tuesday, October 31, 2006

Social Life

Devo dire di essere molto sorpresa dal fatto che ho conosciuto molte più persone a Nairobi in 4 settimane che non a Londra in due anni...

Non ricordo di aver quasi mai avuto una vita sociale così intensa.

Non so esattamente perchè, però mi sono fatta qualche idea sulla socialità lontano da casa.

Dunque, innanzitutto quando uno va da solo in un posto molto diverso da casa propria, tende in qualche modo ad apprezzare di più i suoi simili. E la categoria dei simili si estende improvvisamente a tutta una serie di personaggi con i quali considereremmo di non avere nulla a che fare, fossimo in europa o tanto più in italia.

Secondo poi, la vita libera da impegni che non siano lavorativi vuol dire un sacco di tempo libero dalle sei del pomeriggio in poi. E –a parte me- sono in pochi quelli che lo passano a leggere il libro...

Aggiungete che la vita notturna di Nairobi è limitata nella scelta, ma comunque molto viva (e relativamente economica, fatta eccezione per i dannati tassisti purtroppo obbligatori anche per fare 500 metri) ed avrete una lunga lista di inviti e cene ed attività sociali.

Io poi ho recentemente scoperto di avere più amici e conoscenti in questa parte di mondo (east and horn of africa) che non a Londra o persino a Roma..

Tanto per cominciare ci sono tutte (o quasi) le mie compagne/i di università di Napoli, così geograficamente rappresentate: Nairobi (2), Mauritius (1) Eritrea (1) Uganda (1) Congo DRC (1) Sudan (2) Tanzania (2) Zanzibar (3).

Niente male, eh?

Così, una volta scoperta l’assoluta (o relativa) prossimità geografica, abbiamo deciso di fare LA RIMPATRIATA DI NATALE! E dunque ad un certo punto monteremo sugli autobus chi può, su gli aerei del World Food Programme chi proprio sta sperduto, e ce ne andremo a fare il pranzo di natale a ZANZIBAR! Tutti quanti insieme come da tradizione..

(però prometto che mando le cartoline ed i regali a tutti lo stesso)

Saturday, October 28, 2006

mondo


ecco, ho trovato questo sito dove si può fare una mappa personalizzata di tutti i posti dove si è stati..
io per ora ho visitato solo il 6% del pianeta. dunque, nononostante le apparenze, non sono poi andata tanto in giro :)

Thursday, October 26, 2006

casa nuova

Uh, ce l’ho fatta! Mi sono finalmente trovata un altro appartamento, in cui mi trasferisco a vivere dal 15 novembre con la mia attuale compagna di casa, che si chiama Mathilde, è simpatica ed è francese.

Il posto è bellissimo, anche se piuttosto minuscolo (ci sarà COMUNQUE posto per gli eventuali ospiti, ci tengo a precisarlo) ed è la dependance di una grande villa col giardino.

Lo so lo so che alla fine vi sembrerà che io sia diventata piuttosto spoilt, sempre a vivere nei posti di lusso, è solo che non è colpa mia se le Nazioni Unite le hanno messe sulla collina dei ricchi e dunque se non si ha una macchina non c’è praticamente altro posto dove vivere...

Insomma, mi sacrifico e vado a vivere ad UN Close n. 49

Monday, October 23, 2006

city





Uh che bello oggi sono finalmente riuscita a farmi un giro per il centro della città e ad abbandonare la mia perfettina collina-UN.
Nairobi è proprio bella. Cioè, bella magari non è proprio l'aggettivo adatto, ma pure, c'è per le strade un'atmosfera bella e viva e la gente è indaffarata e abbastanza festosa e fa un sacco di folla..
mi piace un sacco.
mi piace anche che nessuno fa caso al fatto che sono bianca.

le foto non sono di oggi, che come al solito tirare fuori la macchina fotografica non è proprio sempre un'ottima idea da queste parti, però servono a darvi un'idea.

Saturday, October 21, 2006

compleanno

E’ un po’ presto, ma rispondo qui a coloro che si chiedevano cosa mandarmi per il mio compleanno..La risposta è che a Nairobi non c’è molto da comprare, e che –d’altra parte- in questo momento non mi serve nulla in modo particolare...

In più i pacchi si perdono, il corriere costa una follia, e –soprattutto- (e questo lo dico per non sembrare troppo affetta da un sospetto attacco di buoni sentimenti) io avrei voglia di meravigliosi vestiti estivi e costumi da bagno ma ahime mi sa che in italia e UK si trovano solo maglioni di lana al momento.. e dunque nisba..

Così ho pensato che magari, se proprio vi va di farmi un regalo, potete fare una donazione (a mio nome o vostro, come preferite) ad una delle seguenti organizzazioni.

FORWARD Foundation for Women’s Health Research and Development

(per le donazioni basta andare sul sito e seguire il link “donate” e poi usare la carta di credito) Le donazioni a questa organizzazione finanziano una campagna e dei progetti contro le Mutilazioni Genitali Femminili.

Oppure

AIDOS Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo

Versamento sul conto corrente postale n. 76622000, intestato a: AIDOS, Via dei Giubbonari, 30, 00186, Roma.

Qui potete scegliere tra due progetti (a seconda di quale scegliete, quella è la causale del versamento)

1) Fondo per il diritto allo studio di bambine e ragazze dei Bastee (Slum) di Kolkata

2) Manuale di formazione per promuovere l'abbandono delle mutilazioni dei genitali femminili


Qualche informazione in più, così sapete cosa state finanziando e perchè (beh, oltre al fatto che lo fate per fare un regalo a ME perchè mi volete bene).

Le Mutilazioni Genitali Femminili (dal sito di Amnesty italia)

Sono almeno 135 milioni, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le ragazze e le bambine che hanno subito mutilazioni sessuali e ogni anno se ne aggiungono altri due milioni. Le MGF sono praticate soprattutto in Africa e in alcuni paesi del Medio Oriente (Egitto, Yemen Emirati Arabi). Vi sono anche casi di mutilazioni in alcune parti dell’Asia, nelle Americhe e in Europa - compresa l’Italia - all’interno delle comunità di immigrati.

Cosa sono

Esistono tre tipi di mutilazioni genitali: la clitoridectomia in cui viene tolta tutta, o parte della clitoride; l’escissione che consiste nella asportazione della clitoride e delle piccole labbra; l’infibulazione, la forma estrema, che prevede oltre alla clitoridectomia e all’escissione, anche il raschiamento delle grandi labbra che sono poi fatte aderire e tenute assieme, così che, una volta cicatrizzate, ricoprano completamente l’apertura della vagina, a parte un piccolo orifizio che servirà a far defluire l’urina e il sangue mestruale.

Il tipo di mutilazione, l’età delle vittime e le modalità dipendono da molti fattori tra cui il gruppo etnico di appartenenza, il paese e la zona (rurale o urbana) in cui le ragazze vivono. Nel Tigrai la mutilazione viene praticata sette giorni dopo la nascita, in altre zone alla prima gravidanza, ma nella maggior parte dei casi l’età è compresa tra i quattro e gli otto anni.

Perchè

I motivi che portano a praticare le mutilazioni sessuali possono suddividersi in cinque gruppi.

Identità culturale: in alcune società, la mutilazione stabilisce chi fa parte del gruppo sociale e la sua pratica viene mantenuta per salvaguardare l’identità culturale del gruppo.

Identità sessuale: la mutilazione viene ritenuta necessaria perché una ragazza diventi una donna completa. La rimozione della clitoride e delle piccole labbra - "parte maschile" del corpo della donna - sono indispensabili per esaltare la femminilità, spesso sinonimo di docilità ed obbedienza.

Controllo della sessualità: in molte società vi è la convinzione che le mutilazioni riducano il desiderio della donna per il sesso, riducendo quindi il rischio di rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. Non si ritiene possibile che una donna non mutilata si mantenga fedele per propria scelta. Nella pratica, le mutilazioni sessuali riducono la sensibilità, ma non il desiderio, che dipende dalla psiche.

Credenze sull’igiene, estetica e salute: le ragioni igieniche portano a ritenere che i genitali femminili esterni siano "sporchi". In alcune culture si pensa che i genitali possano continuare a crescere fino ad arrivare a "pendere" tra le gambe, se la clitoride non viene recisa. Alcuni gruppi credono che il contatto della clitoride con il pene di un uomo ne causerebbe la morte; altri che se la clitoride toccasse la testa del neonato, durante il parto, esso morirebbe.

Religione: la pratica delle mutilazioni genitali femminili è antecedente all’Islam e la maggior parte dei musulmani non la usano. Tuttavia nel corso dei secoli questa consuetudine ha acquisito una dimensione religiosa e le popolazioni di fede islamica che la applicano adducono come motivo la religione. Il Corano non parla delle mutilazioni, esistono solo alcuni hadith (detti attribuiti al Profeta) che ne fanno cenno. In un di essi si racconta che Maometto vedendo praticare una escissione abbia detto alla donna che la praticava: "Quando incidi non esagerare, così facendo il suo viso sarà splendente e il marito sarà estasiato". A conti fatti le mutilazione genitali vengono praticate anche da cattolici, protestanti, animisti, copti e falasha (ebrei etiopi) nei vari paesi interessati.

Cosa si può fare (aggiungo io)

Come avrete capito la questione è complicata. D’altronde la barbarie e la violenza mascherata da tradizione culturale non ha alcun senso e non deve essere scusata. Le cose da fare purtroppo non sono molte. Credo che l’educazione sia una risposta. Educare (nel senso di mandare a scuola) le donne è sempre una buona idea nel mondo.

E’ stato studiato che le donne istruite, anche solo per un paio di anni più delle loro coetanee, fanno meno figli, li allevano e li nutrono meglio (tassi di mortalità infantile e malnutrizione inferiori nei bambini figli di questo gruppo, controllando per reddito), hanno più possibilità di non contrarre l’Aids, di non venir violentate dai mariti, di mandare a loro volta a scuola i figli e le figlie etc etc.... e lo stesso vale per le mutilazioni genitali.


Thursday, October 19, 2006

kui

Ora vi racconto la storia di Kui, la mia amica kenyana che mi ha adottata benchè io sia bianca pallidissima ed è un sacco gentile con me.

Questa storia è anche per provare un po’ a spiegare come ci si sente alle volte ad essere europei in Africa, e quanto pesa –non tanto il colore della pelle, anche se alle volte vorrei avere della vernice nera a portata di mano- quanto quello che noi europei facciamo e decidiamo nel comodo delle nostre case e dei nostri parlamenti senza più di tanto pensare a quello che poi succede fuori, delle nostre decisioni.

Kui ha la mia età, è nata in Kenya, ha vissuto in Senegal e in Costa d’Avorio, parla tre lingue, ha studiato legge in Inghilterra.

Poi è tornata in Kenya, ed ha trovato un lavoro alle Nazioni Unite.

Fico, si dirà.

Beh sì, solo che a Kui il Kenya non piace per niente. O, meglio, magari le piace pure, ma certo le piacerebbe anche andare da qualche altra parte.

Ieri sera eravamo a casa sua a bere una birra, e a parlare del fatto che alle volte sembra che la vita non va da nessuna parte e nulla succede e bisognerebbe proprio cambiare aria...

E allora io mi sono resa conto che a lei, che è in tutto e per tutto come me, anche meglio di me, se non per il suo passaporto, io non potevo dire: “beh dai, puoi sempre andare via e vedere se da qualche altra parte succedono cose migliori” che è quello che faccio io di solito quando mi accorgo che ho proprio bisogno di aria e rinnovamento...

Eh no, invece, niente aria e rinnovamento per Kui.

Che con un passaporto kenyano non c’è davvero verso di andare da nessuna parte, nemmeno a fare del turismo, nemmeno per andare a rimorchiare i brasiliani in spiaggia a Rio (fantasie da femminucce). Semplicemente l’europa e gli stati uniti sono off-limits, punto. E se proprio volete vedere com’è fatta l’america, potete sempre guardare Friends in televisione.

Ed il problema non sono nemmeno tanto i soldi che Kui dovrebbe dimostrare di avere in banca per avere un visto (una cifra spropositata, tra parentesi), quanto l’umiliazione di vedersi trattare come una sorta di mendicante fuori dalla porta. A qualcuno giustamente educato con l’orgoglio della sua classe sociale, semplicemente non va giù l’idea di fare la fila fuori da un’ambasciata, sotto il sole, dalle sei del mattino, con le guardie di sicurezza che pascolano la folla come se fosse pecore, e dover sostenere un’intervista (un’intervista??) per venire a roma a comprare la riproduzione di gesso del colosseo, e lanciare la monetina nella fontana di Trevi.

Non mi volete? Beh allora ciao grazie tante. Questo pensa Kui ed un sacco di persone come lei, che perfettamente si rendono conto dell’assoluta ingiustizia, dell’orribile razzismo delle leggi europee sull’immigrazione (ma poi, perchè immigrazione? Mica ci vogliono restare, credetemi... ) ma anche si rendono conto di non poter far niente per cambiarle.

Così, mentre ero lì che mi mordevo le labbra per non dire “beh coraggio puoi sempre andare da qualche altra parte”... (che sarebbe davvero stato di cattivo gusto ed ahimè, è quasi sempre di cattivo gusto quando ci si rivolge a qualcuno con un passaporto africano) mi sono immaginata alla rabbia assoluta che avrei provato io se sottoposta simile trattamento, alla frustrazione ed anche al risentimento...

Ed è così che –quando spiego a Kui che voglio provare a fermarmi qui un po’ di più e a trovare un lavoro qui- le vedo ogni tanto un sorrisetto tirato sulla faccia, da colei che pensa (giustamente) che io posso andare e venire e stabilirmi a mio piacimento, posso anche impunemente “rubare” il lavoro a centinaia di Kenyani educati e bravi quanto me, mentre lei, che è brava brillante e capace, non può nemmeno immaginare di andare a cercare un lavoro a Londra.

Poi, siccome credo di starle simpatica, sorride e mi dice “Yes, don’t worry, you’ll find it, and it will be good...”

Insomma, alle volte vorrei sotterrarmi per la vergogna. Per non aver pensato abbastanza, per non aver protestato abbastanza, perchè posso andare e venire sempre a mio piacimento, ma che gusto c’è se –facendolo- poi devo lasciare le persone migliori che trovo?

Monday, October 16, 2006

turismo



e allora lo confesso, sono anch'io andata a fare del turismo in questo paese bellissimo... e così mi sono ritrovata in un fichissimo furgoncino senza tetto a fare le foto agli animali nel Lake Nakuru National Park, essendo quest'ultimo il luogo che ospita tutti quei fenicotteri rosa che guardavo incantanta nei documentari da bambina...